L’attuale emergenza sanitaria ha portato a nuove forme di didattica in modalità a distanza, quali DAD e DDI per garantire il regolare svolgimento delle lezioni.
Qual è però la differenza tra le due? E sopratutto quali sono le caratteristiche della Didattica Digitale integrata?
Scopriamolo in questo articolo
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DAD e DDI: Le differenze
Durante l’inizio dell’attuale pandemia, anche l’istruzione e la didattica si sono riadattate in una nuova modalità che potesse sfruttare le moderne tecnologie. Nasce così la DAD, ovvero Didattica a distanza.
Avvalendosi di nuove strumentazioni digitali, la DAD ha il compito di coprire la sospensione improvvisa delle attività scolastiche, senza però avere dei confini teorici e pratici chiari.
Di recente, alla DAD è stata affiancata la DDI: didattica digitale integrata) – acronimo emerso nell’estate 2020 – è intesa non come sostitutiva, bensì come complementare alla didattica in presenza; è lo strumento didattico che consente di garantire il diritto all’apprendimento delle studentesse e degli studenti che, iniziato l’anno scolastico in classe, si trovino nelle condizioni di improvvise restrizioni di mobilità, oppure vivano l’esperienza della quarantena.
La DDI si propone cioè di integrare e supportare la didattica quotidiana, il cui obiettivo primo è l’erogazione in presenza.
Le caratteristiche della DDI
Leggendo le Linee Guida pubblicate dal Ministero il 7 agosto 2020, cogliamo che la Didattica digitale integrata si configura come strumento utile per:
- gli approfondimenti disciplinari e interdisciplinari;
- la personalizzazione dei percorsi e il recupero degli apprendimenti;
- lo sviluppo di competenze disciplinari e personali;
- il miglioramento dell’efficacia della didattica in rapporto ai diversi stili di apprendimento;
- la rispondenza a esigenze dettate da bisogni educativi speciali (disabilità, disturbi specifici dell’apprendimento, svantaggio linguistico, etc.).
Le attività della DID (o DDI) devono offrire agli studenti una combinazione di attività in modalità sincrona e asincrona, per consentire di un certo ritmo di apprendimento, avendo cura di prevedere sufficienti momenti di pausa.
Dovrà quindi essere impostata intorno a attività:
- attività sincrone, ovvero svolte con l’interazione in tempo reale tra gli insegnanti e il gruppo di studenti; sessioni di lavoro audio-video comprendenti anche la verifica orale degli apprendimenti o lo svolgimento di elaborati e compiti monitorati in tempo reale;
- attività asincrone, ovvero senza l’interazione in tempo reale tra gli insegnanti e il gruppo di studenti (attività strutturate e documentabili, svolte con l’ausilio di strumenti digitali, con l’ausilio di materiale didattico digitale fornito o indicato dall’insegnante, visione di videolezioni, elaborazione di materiale digitale, individuale o di gruppo, secondo le consegne e sotto il monitoraggio del docente di riferimento.
Ad esempio, per gli alunni della scuola primaria, la DDI almeno quindici ore settimanali di didattica in modalità sincrona con il gruppo classe (dieci ore per le classi prime della scuola primaria), organizzate in maniera flessibile, in cui costruire percorsi disciplinari e interdisciplinari.
Organizzazione della DDI
Un punto centrale che si evince dalle linee guida prevede l’uso di metodologie didattiche più centrate sul protagonismo degli alunni, che consentono la costruzione di percorsi interdisciplinari nonché di capovolgere la struttura della lezione. Tuttavia è chiaro che alcune metodologie si adattano meglio di altre alla didattica digitale integrata. Come il caso della didattica breve, all’apprendimento cooperativo, alla flipped classroom, al debate quali metodologie fondate sulla costruzione attiva e partecipata del sapere da parte degli alunni.
È altresì evidente che 3 ore in modalità sincrona “frontali” siano decisamente troppe per bambini di 8-9-10 anni. È quindi necessario trovare forme flessibili, per intendere e organizzare la didattica digitale.
Ecco alcuni spunti:
- Dedicare alcune momenti alla collettività cioè dedicati alla visione/ascolto di uno stimolo introduttivo, per poi affidare un lavoro di rielaborazione. La docente dovrà monitorare il processo, per poi tornare alla condivisione collettiva. La docente puà anche sfruttare i documenti digitali che le piattaforme ci permettono di co-costruire, rivedere e infine fruire anche a distanza (altri venti minuti).
- Metodologia flipped classroom in cui, sulla base di materiali (di studio o di ricerca) verranno organizzare l’ora di “lezione” sotto-forma di laboratorio attivo e condiviso: più spazio all’esercitazione e al chiarimento di eventuali dubbi o errori interpretativi, meno tempo alla spiegazione frontale, perché gli alunni – con adeguata supervisione – vengono messi in condizioni di ottenere le informazioni di cui necessitano e acquisire contenuti in momenti di studio / ricerca autonomi.